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Quando Yvonne, accompagnata da Candida, venne a parlarmi del suo castello
su fondamenta longobarde e della produzione "Elettro fiamma"
per coinvolgermi nel progetto di un evento che forgiasse insieme le mie
luci e i suoi acciai io pensai subito alla luna e alle sue falci. Non
fu eccesso di immaginazione. Tant'é che non collegai fra loro le
stelle e anche quella sera non vidi, come sempre, l'orsa maggiore. Ma
le signore mi si presentarono eteree. Già i loro nomi avevano sospinto
la mia fantasia in alto, verso il cielo, poi una sequenza di racconti
e alcune foto: immaginai un castello immerso nei recinti ampi dell'aria.
Entusiasta Yvonne mi parlò del suo lavoro. Mi invitò nella
sua fabbrica e vidi i suoi operai intenti a tagliare, a pressare, a modellare
l'acciaio in forme di contenitori, altri intenti a robotiche macchine
per tornire, spazzolare, lucidare. Ne uscivano pentole, ma innumerevoli
e dalle molteplici forme. A vederle tutte insieme, la mia fantasia si
accese. Vidi rispecchiamenti e limpide riflessioni inox. Perché
non usare le proprietà dell'acciaio 18/10 per moltiplicare le immagini,
per catturare e sciabolare i raggi del sole sulle mura del castello? Perché
non catturare la Notte finché liberi dal grembo delle tenebre l'uovo
lucente? Così ho ideato le convessità di luce viva: per
poterci specchiare con lo luna, per concederci di giocare con le luci
del giorno e della notte, impegnandoci con amore, nel senso della mutevolezza.
E cosi alle fantasie è seguita la lavorazione e messa in opera
di strutture in acciaio per le quali devo ringraziare la maestria di Elettro
fiamma SrL.
Ho infine aggiunto un pizzico di elettronica e qualche magia luminosa
con l'aiuto dei miei collaboratori del DNA Studio Srl di Padova.
Alberto Biasi
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